Di Alice Orbecchi
L’economia
solidale è un processo di trasformazione sociale che interviene in
ambito economico per promuovere la difesa dell’ambiente, la
giustizia e il maggior livello possibile di benessere per tutti.
Nasce
in contrapposizione all’economia di mercato, rappresentata
dall’identificazione dell’uomo nel modello di Homo
Oeconomicus
, cioè individuo singolo nella sua azione economica, guidato da un
calcolo puramente razionale che lo spinge a ottimizzare il proprio
benessere.
Secondo
la metafora della mano invisibile di Adam Smith, nell’economia di
mercato i meccanismi economici che regolano il mercato portano al
benessere della società proprio attraverso la contrapposizione degli
egoismi individuali.
Tuttavia,
questo sistema conosce dei limiti: i consumatori e gli operatori
economici non sono spinti solo da criteri razionali nelle loro
attività di produzione e consumo e l’equilibrio del mercato
richiede particolari condizioni economiche, tra cui la concorrenza
perfetta e la simmetria informativa, che attualmente non sono
realizzate.
Al
contrario, l’economia solidale tiene conto del fattore emotivo
dell’uomo, e il principio guida di questo modello economico non è
più quindi il calcolo razionale allo scopo di ottenere il maggiore
profitto con il minimo sforzo, ma il raggiungimento del bem-viver. La
relazione tra venditore e acquirente non è più solo economica, ma
umana, perché per costruire il bem-viver bisogna cercare di rendere
questo concetto la base di ogni azione del quotidiano.
Nella
“Carta per la rete italiana di economia solidale”, i suoi
principi e obiettivi sono definiti come lo sviluppo di relazioni
basate sulla reciprocità e la cooperazione, l’attenzione per la
giustizia e il rispetto di tutti gli attori del sistema economico, la
sensibilità per la sostenibilità ecologica, l’autogestione e la
partecipazione democratica, l’attenzione al territorio locale, la
condivisione delle proprie esperienze con altre realtà dell’economia
solidale e l’impiego degli utili nel sociale e nella rete, per
aumentare il numero di prodotti forniti dalla rete stessa.
A
tal fine, lo strumento privilegiato è appunto la strategia di rete:
le singole realtà locali si rinforzano a vicenda, per creare lavoro
e reddito, migliorare i modelli di consumo, proteggere l’ambiente
e, più in generale, costruire una nuova società basata non più
sull’economia del profitto, il consumo, la creazione di rifiuti, la
distruzione ambientale, l’ingiustizia, la depressione causata
dall’inevitabile alienazione e l’imposizione consumistica, ma
sull’incontro, le relazioni, lo scambio, la gratuità, le reti, la
fiducia, la condivisione, contro l’individualismo.
Inoltre,
l’economia solidale privilegia la qualità dei prodotti grazie ai
meccanismi del biologico, della filiera corta, della sostenibilità e
della trasparenza.
Infine,
la filosofia dell’economia solidale rivolge particolare attenzione
alla tutela del territorio, della terra e della comunità e alla
preservazione dei diritti di tutti, dal produttore al consumatore.
Le
forme più semplici in cui si può realizzare l’economia solidale
sono i Gruppi di acquisto solidale (Gas): gruppi di consumatori i cui
componenti decidono di organizzarsi per fare la spesa
collettivamente, acquistando alimentari freschi e secchi e prodotti
d’uso quotidiano, raccogliendo periodicamente gli ordini di singoli
prodotti ed inviandoli, prediligendo i piccoli produttori della
propria zona che rispettano l’ambiente e i diritti dei lavoratori.
La creazione di relazioni dirette permette anche il reciproco
sostegno tra produttori e consumatori in caso di difficoltà
impreviste.
Per
quanto riguarda l’organizzazione, i Gas seguono le regole della
crescita organica tipica dei processi “naturali”: si sviluppano
fino a diventare troppo grandi e dare luogo a una divisione e quindi
alla creazione di altri Gas.
In
generale, ogni Gas può gestire circa 150 reti. Consapevoli di questo
limite, i Gas si organizzano attraverso la differenziazione dei
compiti.
Per
illustrare la realtà dei Gas, ho scelto il progetto della “Retina
dei Gas della Brianza”: un coordinamento di Gas attivo nel
territorio della Provincia di Monza e Brianza e nei Comuni limitrofi.
La “Retina” nasce il 28 aprile 2004 a Villasanta ed è composto
da 25 Gas.
I
suo obiettivi sono molteplici: coordinare l’azione dei Gas aderenti
favorendo lo scambio e la condivisione, procedere ad acquisti
condivisi tra più Gas e favorirne la costituzione di nuovi,
diffondere la cultura dell’economia solidale e del consumo critico
e promuovere la nascita e lo sviluppo del “Distretto di economia
solidale della Brianza” (Des Brianza).
L’organizzazione
di questa retina si basa su una riunione generale bimestrale,
affiancata da riunioni rivolte a progetti e cooperazioni specifici.
Le comunicazioni all’interno di un gruppo tematico avvengono
tramite la creazione di mailing list. Una riunione biennale permette
invece di riunire tutti gli aderenti per determinare le linee
d’azione della rete.
Questo tipo di organizzazione permette al tempo stesso una ripartizione
efficace del lavoro, senza deleghe e con ampia partecipazione, e la
rappresentazione della struttura reticolare che caratterizza i Gas e
le reti di Gas.
Un
aspetto interessante della rete di Gas rispetto al Gas semplice è la
possibilità di impegnarsi in progetti più ampi, come quello
realizzato dalla “Retina” in collaborazione con il progetto
Spiga&Madia, produttore di pane e farina: tramite un accordo
basato esclusivamente sulla fiducia, i Gas si impegnano a comprare un
quantitativo settimanale di pane e trimestrale di farina e a
partecipare al rischio di impresa del contadino.
Inoltre,
la struttura di retina permette di confrontarsi con problemi
logistici complessi, in particolare la gestione di acquisti
quantitativamente importanti senza che il tessuto di relazioni venga
compromesso e senza cioè trasformarsi in intermediario unico, cosa
che avvicinerebbe la rete di Gas al classico sistema della grande
distribuzione.
L’esempio
del progetto Spiga&Madia merita un’attenzione particolare in
quanto esempio del tipo di produzione che l’economia solidale
promuove: la redditività dell’attività agricola infatti si unisce
alla sostenibilità ecologica e alla qualità del prodotto finale.
In
particolare, l’obiettivo di questo progetto è quello di promuovere
la produzione di pane e farina a chilometro zero (si utilizza come
punto di riferimento un territorio di un raggio approssimativo di 50
chilometri).
Il
progetto di Spiga&Madia, in particolare, introduce il sistema
della co-produzione: il consumatore non è più relegato a un ruolo
passivo ma collabora col produttore nel portare avanti progetti
co-ideati e nel condividerne il rischio imprenditoriale.
Questo
progetto mostra anche le importanti implicazioni dell’economia
solidale nella gestione delle eventuali situazioni di crisi.
Insomma,
l’economia solidale permette di pensare in grande, non solo a un
modo diverso di nutrirsi ma anche a un intero sistema economico
completamente diverso da quello attuale, basato su valori diversi da
quelli sempre più diffusi dell’individualismo e del profitto.
In
questo senso, ho trovato molto interessante l’intervista a ElenaTioli, una giovane donna mantovana che racconta la sua esperienza di
vita dopo aver rinunciato a fare la spesa nei supermercati. La sua
scelta nasce dalla constatazione che tutto ciò che si trova in
vendita in un supermercato vi è presente perché troverà un
acquirente, nonostante si tratti molto spesso di prodotti dannosi sia
per l’ambiente sia per la salute.
Attraverso
i Gas e un’attenzione maggiore alla possibilità di produrre in
casa i prodotti di cui si ha bisogno, si ottengono tre risultati
principali: smettere di entrare nei supermercati permette di liberarsi
dalle imposizioni consumistiche e di percepire il bisogno di meno
prodotti; si limitano di conseguenza gli imballaggi e gli sprechi,
cioè i rifiuti, e si consumano prodotti rispettosi per l’ambiente,
sia perché naturali sia perché a chilometro zero. In ultimo, questo
comportamento permette di limitare le spese.
Queste
esperienze pero’, non solo permettono di pensare a un nuovo tipo di
consumo, ma addirittura consentono di immaginare un modello di
sviluppo globale completamente diverso da quello a cui siamo abituati
oggi.
Essendo
io originaria della Val di Susa, in provincia di Torino, sono
cresciuta a stretto contatto con un movimento, quello No Tav, che
sostiene fortemente la necessità di tornare a un modello economico
più lento e rispettoso dell’ambiente, ma anche di noi stessi. Per
questo mi sento di riprendere la riflessione di Davide Biolghini
espressa nella premessa al libro “Il
popolo
dell’economia
solidale. Alla ricerca di un’altra economia”,
in cui l’autore riconosce al movimento
No
Tav il merito di aver messo in discussione l’assunto secondo cui il
progresso e la crescita inarrestabile sono processi inevitabili e che
non possono essere rimessi in discussione.
Di
fronte al progetto di costruzione di una linea ferroviaria ad alta
velocità, devastante per il territorio e la salute dei suoi abitanti
ma presentato come elemento irrinunciabile per la crescita economica
dell’Italia all’interno dell’economia mondiale, il popolo della
Val di Susa propone un modello di sviluppo diverso, caratterizzato
dalla valorizzazione del territorio.
Così,
se il movimento No Tav non riuscirà a fermare il treno, avrà
senz’altro il merito di aver proposto un’altra via e di aver
formato lo spirito critico delle generazioni che ormai da più di
vent’anni lottano per salvare la propria terra.