Intervista con l'associazione Kinodromo che ha come sede Bologna.
marmanfredi@gmail.com
A cura di Larisa Kulick
1. Come avete avuto
l'idea di creare questa associazione?
Kinodromo è nato più da un'esigenza che da
un'idea. Nel novembre del 2011 vari gruppi antagonisti bolognesi occuparono un
cinema abbandonato sito nel pieno centro della città -il Cinema Arcobaleno- con
l'intento di ridargli vita. L'Arcobaleno fu presto sgomberato ma durante
quell'esperienza tante delle persone che in città lavorano nel campo
dell'audiovisivo si ritrovarono in uno stesso luogo e organizzarono delle
proiezioni che riempirono la sala per tre giorni di seguito. Eravamo registi,
direttori della fotografia, montatori, attori, produttori, elettricisti,
truccatori, e se tutti più o meno ci conoscevamo già, fu quella l'occasione in
cui capimmo che era un buon momento per riconoscerci come categoria (potremmo
dire: i lavoratori dello spettacolo) e cominciare a condividere il nostro
lavoro con la città che ci ospitava.
L'esigenza dunque di cui ho scritto in
apertura era quella per noi di aver un confronto più vero con la città (ovvero,
il pubblico) perché il nostro fare cinema fosse legato davvero alla realtà e ne
rispecchiasse gli aspetti. Solo con il confronto diretto col pubblico è
possibile capire quali opere valgono e quali no, è possibile capire se stiamo
lavorando nella direzione che vogliamo. Solo in questo modo è possibile ridare
dignità a mestieri che vengono in Italia ignorati dalla maggior parte delle
persone, che li pensano tutt'al più relegati negli studios di Cinecittà, di
Pinewood, di Hollywood. Noi invece abbiamo sentito l'esigenza di riaffermare la
nostra presenza nel tessuto della città, di farne parte, e di riflesso di far
sentire alla città l'esigenza di avere un cinema che fosse suo, che
fosse servizio pubblico, dove si potessero vedere opere scelte in modo
partecipato dalla comunità stessa, e non imposte dalle grandi case di
distribuzione. Perché se è vero che oggi le opere possono circolare facilmente
online ed avere una loro diffusione, crediamo che solo la visione collettiva e
partecipata, vissuta anche come momento di socializzazione, faccia sì che un
film entri nella coscienza collettiva e dunque divenga nodo di una cultura
rizomatica e non gerarchica. Ecco perché il creare un cinema che scardinasse le
regole del mercato è stata l'idea comune a tutti.
Oggi in Italia le case di distribuzione che
controllano il 90% del mercato cinematografico sono sei, di cui tre ne
controllano l'80%. Il loro potere sulla scelta della programmazione da parte
degli esercenti delle sale è fortissimo.
Al contrario dare la dignità del grande
schermo a tutte le opere, fa in modo che sia davvero il pubblico a
determinarne la vita, allungandola o accorciandola. E solo la prospettiva di un
-seppur limitato- guadagno può stimolare a produrre film anche in modo
indipendente. Solo una cultura innervata alla società è una cultura viva. Noi
lavoratori dello spettacolo riuniti sotto il nome Kinodromo abbiamo scelto una
strada molto lunga per ridare dignità al nostro lavoro, ma è proprio quando il
terreno è più accidentato che si cerca di guardare più lontano, e si misurano
bene i passi per poter camminare a lungo!
2. Quali sono le difficoltà che avete
incontrato?
Le prime difficoltà sono nate ovviamente al
nostro interno. Se fino a qua ho parlato di "noi di Kinodromo" come
di un'associazione dove regna pace e armonia, ora devo ammettere che
inizialmente non fu così....e non lo è stato nemmeno in seguito! L'associazione
è nata grazie a un anno di assemblee - una ogni due settimane - e solo dopo
quest'anno abbiamo effettivamente aperto il nostro cinema. Durante le assemblee
i partecipanti sono andati diminuendo, in certi momenti sono di nuovo
aumentati, poi si sono stabilizzati. Abbiamo litigato e scherzato, strinto e
rotto amicizie. Abbiamo spesso cambiato le nostre idee e capito meglio le
nostre esigenze. Sentivamo che qualcosa ci univa, ma ben di più erano i motivi
di divisione. Ad esempio: essere contro le istituzioni e occupare uno spazio, o
collaborare con le istituzioni, e richiedere l'utilizzo di uno spazio?
Rivolgersi al mondo della cultura in generale o concentrarci sull'audiovisivo?
Divenire anche un collettivo di produzione cinematografica o limitarci alla
diffusione/distribuzione dei prodotti audiovisivi? Se l'obiettivo comune era
chiaro, la modalità con cui raggiungerlo differiva da persona a persona. Forse
la difficoltà più grande, anche una volta aperto il cinema (che ovviamente ci
ha ricompattato, perché era un luogo fisico che incanalava le energie e le
metteva a frutto) è stato il trovare la capacità di non sperare in un risultato
immediato, di non cedere alle facili infatuazioni dei primi successi, ma di
continuare ogni volta a lavorare per l'obiettivo successivo. Potremmo
facilmente essere un "cinema d'essai" che funziona, potremmo essere
un locale che fa il pieno tutte le sere, potremmo essere anche solo una sala
che apre ogni tanto per eventi particolari molto partecipati. Queste opzioni,
seppur sminuenti la nostra missione iniziale, nei momenti di fatica (e quando
si è volontari e bisogna nel frattempo avere a che fare con le solite
difficoltà di lavori intermittenti e poco rispettati, la fatica è sempre dietro
l'angolo) sono apparse spesso come soddisfacenti. Difficile è stato appunto
rilanciare ogni volta la sfida di partenza.
3. Prevedete di
espandervi in altre città?
La nostra espansione in altre città è già in
atto. Ho scritto che il nostro obiettivo è dare visibilità ad opere audiovisive
che normalmete non l'avrebbero. In una sola città un cinema può cambiare
l'humus culturale di quella città, ma non il destino (soprattutto economico)
d'un operazione commerciale complessa come la realizzazione e la diffusione di
un film. Perciò abbiamo cominciato a raccontare la nostra esperienza cercando
d'esportare le modalità con cui ci è stato possibile aprire il nostro cinema
senza alcun capitale iniziale (co-gestione con l'esercente di un cinema
monosala in difficoltà) ad altre associazioni, presenti nel territorio a noi
vicino (Modena, Rimini) o più distanti (Milano, Palermo), ma che conoscevamo
per vie personali. Da lì è iniziato un esperimento pilota con altri quattro
cinema cui abbiamo messo a disposizione un pacchetto di quattro pellicole che
avevano avuto successo da noi e che sono state proiettate con altrettanto
successo. Ora, da quest'anno, inizia la nostra "esperienza di Rete":
stiamo cercando d'essere i capofila d'una serie di cinema simili al nostro per
avere un fronte unico di contrattazione con i produttori o i distributori.
Poter garantire a una pellicola più proiezioni in diverse sale sparse per
l'Italia comincia a spostare gli interessi immediati del mercato
cinematografico, ma speriamo anche gli interessi futuri, dando opportunità che
stimolino scelte produttive più audaci.
4. Quali sono i migliori
eventi che avete fatto?
Abbiamo sempre cercato di fare in modo che le
nostre serate non si limitassero ad una semplice proiezione. Se il film in
programma rimane il momento fondamentale della nostra serata, vogliamo comunque
che questa sia la più ricca possibile, cioè che faccia colloquiare diversi
prodotti culturali, così da coinvolgere lo spettatore in una riflessione più
ampia. Citando fra i tanti: il film documentario "Io sono Tony Scott"
è stato preceduto dal concerto di un pianista che ha riarrangiato pezzi appunto
del clarinettista Tony Scott; dopo il film abbiamo mostrato le foto del
backstage fatte dall'aiutoregia del film stesso, presente alla proiezione; la
proiezione di "Qui", documentario sui treni ad alta velocità e sulle
contestazioni in Val di Susa (dove passa la linea Turin-Lyon), è stata
preceduta da un breve spettacolo teatrale sempre sull'Alta Velocità e dopo c'è
stata la presentazione di un libro del collettivo WuMing sull'antagonismo della
Val di Susa, discussa insieme al regista del film; il film "Best bar in
America" è stato preceduto da un concerto rockabilly; spesso abbiamo fatto
sonorizzazioni live di vecchi filmati d'archivio; abbiamo presentato videoclip
e concept album di musicisti che hanno poi completato le loro performances
live. Cioè abbiamo ridato dignità a generi di audiovisivo che difficilmente
hanno l'onore di proiezioni su grande schermo o abbiamo vivificato generi (come
il documentario) grazie all'aiuto di tutti gli ipertesti che gli stanno vicini.
5. In che modo
incorporate la cultura negli eventi?
Se capisco bene la domanda, credo sia chiaro
che i nostri eventi si configurano già come momenti performativi di prodotti
culturali. Come scritto sopra, il punto di partenza non è l'evento ma una
riflessione culturale il più ampia possibile, nella convinzione che anche
prodotti normalmente considerati "difficili" possono essere fruiti in modo
"popolare". Ovviamente nelle nostre serate è sempre presente, nel
foyer del cinema o nella nostra nuova sede che è un locale attiguo al cinema,
un bar e della musica - di sottofondo o in djset. Ma l'importante per noi è
proprio uscire dalla logica dell'evento e fare in modo che l'attrazione sia la
continuità di una stagione che propone, in serate normalmente poco frequentate
come il lunedì e il martedì, la possibilità di approcciare diversi prodotti
culturali in modo semplice e piacevole, con la stessa convivialità di un
bistrot o di un'osteria, ma non per questo in modo meno profondo. Soprattutto dando la possibilità di parlare
di ciò che si vede!
6. Quante persone
lavorano per quest'associazione?
Il numero può essere molto vario, a seconda
di come lo si considera. La nostra assemblea, momento focale della gestione
partecipata dell'associazione, e che dà le linee guida ai vari sottogruppi più
prettamente operativi, conta normalmente 50 persone. Ne teniamo abitualmente
una al mese, salvo necessità particolari. All'interno di queste 50 persone
contiamo ogni anno 10-15 tirocinanti
universitari, che possono essere più o meno coinvolti nelle attività di
Kinodromo, a seconda della loro volontà e disponibilità. Da quando abbiamo iniziato questa
collaborazione con l'università almeno dieci di loro sono poi entrati stabilmente
nell'associazione, tra i quali un gruppo di 5 si è "specializzato"
nella ricerca di cortometraggi dei più giovani registi apprendisti bolognesi e
non. Tra le rimanenti 35-40 persone, ci dividiamo più o meno a metà tra quelli
che riescono (per motivi soprattutto lavorativi) a dare solo un apporto
saltuario e per così dire di "consulenza") e quelli invece realmente
operativi, che danno giornalmente il loro contributo, dividendosi (pur
esistendo doppi ruoli) tra i gruppi di:
- gestione Cinema (gestione della sala e
programmazione)
- gestione Loft (il nome della nostra sede
sociale, dove ospitiamo le attività collegate alla proiezione come workshop,
seminari, mostre, concerti, proiezioni di contenuti collegati alla
programmazione cinema
- gestione Rete (il network di sale)
- gestione Comunicazione (che si occupa di
comunicare le attivià di tutti e tre i precedenti gruppi)
Ci tengo a precisare che se molte persone si
sono succedute negli anni, molte sono rimaste fin dal primo momento, quello
dell'occupazione che ci vide nascere. Però - io sono tra quelli - noi stessi
non vogliamo per forza rimanere colonne portanti di Kinodromo, ci piacerebbe
anzi che l'associazione avesse una struttura così solida da poter vedere al suo
interno continui cambiamenti tra le persone che ci lavorano. In primo luogo
perché deve essere quanto di più vicino ad un servizio pubblico. E poi
semplicemente perché, e di nuovo posso portare il mio esempio personale, non
desideriamo creare un'attività per noi ma un'opportunità per tutti, e
manteniamo comunque come primo interesse la voglia di svolgere al meglio le
nostre professioni personali. Per le quali Kinodromo può essere un momento di
rigenerazione, vetrina e confronto, ma che non le deve rimpiazzare. Lo stesso
discorso vale - faccio una puntualizzazione rispetto alla risposta 3. - per la
Rete di cinema. Noi non vogliamo fondare una casa di distribuzione. Vogliamo
favorire la nascita di nuovi cinema, ognuno dei quali si faccia cacciatore di
nuovi film che possano avere più pubblico possibile. In tal modo ci auguriamo
che di anno in anno il nostro ruolo di capofila si frammenti fra tutte le
realtà afferenti alla Rete.
7. Normalmente quante
persone vengono ad ogni evento?
Il nostro cinema conta 144 posti a sedere. La
media di presenze in sala l'anno scorso è stata di 95 persone. Ci tengo a
sottolineare che noi facciamo due film a settimana, uno il lunedì e uno il
martedì, e solo in occasioni di film particolari proiettiamo lo stesso film
tutta la settimana. Nelle altre serate il cinema torna alla sua gestione
originaria, non curata da noi, come una normale sala d'essai. Ma grazie a noi -
in due serate "stanche" come il lunedì e il martedì - il cinema che
rischiava di chiudere ha in questi anni aumentato il suo sbigliettamento
complessivo del 55%, tornando in attivo.
Accade poi spesso che molta più gente venga
alle attività pre e post-proiezione e che
magari non entra in sala: nel complesso possono arrivare a circolare nei
nostri locali 200-300 persone.
8. A quale fascia d'età
appartengono la maggior parte dei partecipanti?
Se la maggior parte del nostro pubblico sta
tra i 20 e i 40 anni, e specialmente tra i 25 e i 35, a seconda delle
proiezioni riusciamo ad avere grande varietà di pubblico. È normale vedere
persone anziane sedute accanto ai più giovani, come deve essere in un cinema
vero!
9. In che modo è
finanziata l'associazione?
Tutti noi siamo volontari. Solo da quando
abbiamo la sede sociale aperta 7 giorni su 7
dalle 9 alle 24 stiamo pensando alla possibilità di pagare i turni che
servono per un servizio così impegnativo a livello di ore messe a disposizione.
Ma questo ancora non accade perché aspettiamo che si stabilizzi meglio la
gestione di tale sede che, al contrario del cinema attivo da 4 anni, è aperta
solo da due mesi.
Comunque il fatto che ci si basi solo su
lavoro volontario riduce sensibilmente le spese.
Non abbiamo mai accettato finanziamenti
pubblici, anche perché in qualche modo siamo critici nei confronti delle
istituzioni che crediamo dovrebbero garantire questo servizio di cui abbiamo
sentito la mancanza e che quindi per conto nostro cerchiamo di portare avanti.
Ma anche per non dover rispondere del nostro operato a nessuno se non al
pubblico, l'unico quindi che ci sostiene con le tessere di adesione alla nostra
associazione, con i biglietti del cinema e con le consumazioni al bar. Tutte le
attività extraproiezioni (concerti, mostre) sono gratuite.