Intervista : Addiopizzo
A cura di Coline Massei
Secondo anno del corso di Laurea in Lingue Straniere Applicate (Italiano-Inglese)
Università Paul-Valéry, Francia
« L’estorsione è la madre di tutti i crimini perché è funzionale a stabilire, consolidare ed estendere il governo sul territorio rappresentato da una strada, una piazza, un quartiere.
Il pizzo è manifestazione della signoria territoriale di Cosa nostra sulla città di Palermo. »
Addiopizzo è un’associazione di lotta contro il «pizzo», si chiama così il racket dalla mafia in Sicilia, come fate per rompere l’omertà intorno a questo delitto?
Il nostro Comitato è espressione di un movimento spontaneo di cittadini, nato dal basso, che ha compreso che il cambiamento e il progresso della Sicilia, e di Palermo in particolare, è strettamente legato al grado di responsabilizzazione e di partecipazione delle persone alla vita collettiva.
È per questo motivo che, ormai da anni, la nostra strategia si è articolata in diversi ambiti: dai progetti mirati nelle scuole alle azioni svolte per strada insieme ai commercianti, dall’organizzazione di eventi culturali e di riflessione e confronto politico, sino alla promozione di un circuito di economia fondato sulla legalità e sul consumo critico antiracket.
La nostra forza deriva dalla capacità di avere creato un sistema collettivo di opposizione al fenomeno mafioso, volto ad affermare un sano, onesto e sostenibile sviluppo culturale, economico e sociale di una delle più affascinanti, ricche e luminose terre del mondo: la Sicilia.
Non è troppo difficile cambiare le mentalità, soprattutto vincere la paura di denunciare questa pratica ?
Fortunatamente oggi avvertiamo un clima nuovo che si respira nella nostra regione, rispetto a vent’anni fa. Abbiamo un'organizzazione mafiosa sempre più in profonda crisi e un'importante parte della cittadinanza sempre più attiva, che ha scelto nettamente di stare dalla parte della legalità e dello sviluppo sano e sostenibile.
Per raggiungere questo risultato, negli undici anni della nostra storia abbiamo contribuito e provato a scardinare la mentalità di chi è rassegnato all’idea che nulla possa cambiare e per tale approccio assume atteggiamenti di indifferenza, nella migliore delle ipotesi, o di acquiescenza nella peggiore, a fenomeni dai quali oggi ci si può davvero liberare. Ma si tratta di un lavoro per il quale bisogna ancora tanto faticare.
Si tratta di sfide e ostacoli prettamente culturali. Non a caso la maggior parte degli operatori economici che hanno denunciato e che si sono avvalsi del nostro ausilio appartengono a generazioni di giovani (trentenni, quarantenni e cinquantenni), che hanno forti resistenze culturali rispetto a fenomeni come quello delle estorsioni.
Vogliamo restituire normalità alla nostra terra, facendo in modo che chi resiste alle pressioni mafiose e clientelari possa proseguire il proprio lavoro senza ripercussioni sulla propria incolumità e sull’attività economica che esercita.
Purtroppo la presenza mafiosa nell’economia siciliana è ancora forte. Il pizzo imposto ai commercianti, oltre a rappresentare la negazione di libertà importanti, come quella di impresa, è anche un pesante macigno che incide sulla possibilità dello sviluppo dell’economia isolana, distorcendone le regole del mercato e della libera concorrenza.
Ma, oggi, esistono molti esempi positivi di riscatto che possono permettere di sperare in un futuro diverso, libero dalla criminalità organizzata e dai suoi disastrosi effetti.
Quali sono le azioni realizzate dall’associazione per sensibilizzare un gran numero di persone?
Fra le nostre principali azioni annoveriamo la strategia di consumo critico Addiopizzo, che si caratterizza per la creazione di un movimento antiracket di massa. Per questo, a partire dal 2005, Addiopizzo ha ideato e promosso la campagna denominata “Contro il pizzo cambia i consumi - Pago chi non paga”, volta alla costituzione di un elenco di operatori economici che pubblicamente dichiarino di non sottostare al racket. Tutte le imprese del circuito sono tenute ad esporre un adesivo-vetrofania presso i propri negozi che raffiguri il logo e il nome della campagna.
All’elenco degli operatori economici si affianca una lista di cittadini e consumatori i quali, dichiarandosi consapevoli di quanto la diffusione del fenomeno del racket mafioso e delle estorsioni gravi sulla realtà produttiva ed economica, si impegnano pubblicamente ed espressamente ad aderire alla campagna. L’adesione del cittadino consumatore alla campagna implica che quest’ultimo si impegna a partecipare attivamente alla campagna stessa, facendo acquisti presso i commercianti che aderiscono all'iniziativa.
È ormai dato di esperienza acquisito che l’adesione dei commercianti alla campagna rappresenta un atto di cosiddetta “denuncia preventiva”: l'organizzazione criminale di stampo mafioso, di solito, non richiede il pizzo a chi aderisce al consumo critico ed espone la vetrofania, perché sa di trovarsi davanti una persona che – con molta probabilità – si opporrà e denuncerà i propri estorsori. Questo è, in estrema sintesi, il cosiddetto “effetto deterrente” del consumo critico antiracket. Quest’ultimo dato è emerso dalle dichiarazioni di importanti pentiti di mafia, quali Manuel Pasta, Monica Vitale e Giuseppe Di Maio.
La sua associazione svolge attività con le scuole? pensa che sia possibile che il pizzo scompaia nel futuro sensibilizzando attualmente le persone dalla più giovane età?
Gli studenti sono il vero motore del cambiamento culturale della Sicilia. Negli anni abbiamo parlato con migliaia e migliaia di studenti, dal momento che siamo in stretto contatto con quasi 200 scuole di tutta la Sicilia.
Dagli studenti abbiamo ricevuto un contributo essenziale in termini di idee e di partecipazione nel processo di opposizione al sistema mafioso. Dal lavoro nelle scuole è partita, per esempio, l’idea di realizzare la Festa del consumo critico antiracket, che si svolge regolarmente a Palermo dal 2006, nel mese di maggio, e in cui per tre giorni migliaia di palermitani si incontrano in piazza per confrontarsi sul tema del racket, dando luogo a dibattiti, laboratori, proiezioni, seminari, concerti e spettacoli serali. Al suo interno è prevista una Fiera del Consumo critico Addiopizzo, con gli imprenditori della lista di Addiopizzo vendere i loro prodotti, oltre che a esporre le loro storie in pubblico.
Dalla creazione di Addiopizzo, il numero di commercianti vittima del pizzo è aumentato rispetto alle sue stime?
Non ci sono stime ufficiali a riguardo. Quello che possiamo dire però con certezza è che oggi a Palermo, rispetto al 2004, il numero di denuncianti è cresciuto enormemente, che collaborare con le forze dell’ordine non è più ritenuto un errore, ma anzi è visto come l’unica via d’uscita al problema.
Il tutto è favorito e sostenuto dal fatto che in città e in provincia i cittadini che s’impegnano ogni giorno a premiare con i loro acquisti i commercianti che non pagano più il pizzo sono oltre 12mila, coloro i quali hanno sottoscritto il “Manifesto del cittadino/consumatore per la legalità e lo sviluppo”. Ma oltre a loro, negli anni Addiopizzo ha diffuso il suo messaggio in maniera molto più capillare, coinvolgendo centinaia di scuole, comunità religiose e associazioni nel suo lavoro quotidiano sul territorio.
Come fate a far fronte ai problemi sociali e psicologici delle vittime?
Cerchiamo di fornire assistenza a 360° al commerciante vittima di estorsione che vuole liberarsi. Chi si oppone al racket può infatti contare, da una parte, sul sostegno delle Istituzioni e delle leggi dello Stato e, dall’altra, sulla forza della nostra associazione con altri operatori economici ugualmente intenzionati a ribellarsi. Grazie a questa collaborazione, negli ultimi tempi l’azione di contrasto del racket ha messo a segno importanti risultati.
Cerchiamo quindi di fare capire loro che non pagare i mafiosi non solo non è più rischioso come in passato, ma è anche decisamente conveniente, per se stessi, per la propria impresa e per l’ambiente sociale in cui si vive.
I commercianti di Palermo sono abituati da sempre a convivere col ricatto mafioso, senza considerare che pagare il pizzo vuol dire rinunciare alla propria libertà di lavorare, come diceva Libero Grassi.
La mafia, infatti, non si limita a chiedere il pizzo: alcune volte impone le forniture di materiale, le assunzioni di personale. In altre parole, vuole entrare nella tua azienda e usurpartene la proprietà.
Per fortuna, oggi 1000 commercianti di Palermo hanno detto “no” al racket pubblicando il proprio nome sulla lista del consumo critico. La speranza è che ce ne siano ancora tanti altri nel prossimo futuro.
Dal canto suo lo Stato oggi è presente, molto più che in passato, ed è necessario ribadirlo e gridarlo con forza laddove spesso, invece, si sente sostenere l’esatto contrario.
Per le condizioni che si sono venute a creare in questi ultimi anni anche grazie al lavoro di Addiopizzo, si può dire con orgoglio che un commerciante che decide di non pagare il pizzo riceve dallo Stato, dalle associazioni e dalla cittadinanza, la sicurezza necessaria per lavorare serenamente.
Sono stati molti, anche quest’anno, i casi di denuncia a Palermo. E tutti i commercianti protagonisti di questo atto di rottura lavorano serenamente.
Anche nel caso peggiore possibile, come è successo nel 2007 a un associato ad Addiopizzo cui è stato incendiato il proprio magazzino, lo Stato in soli 2 mesi ha risarcito la vittima e trovato un nuovo capannone affinché egli potesse riprendere la propria attività.
In quel caso, inoltre, la cittadinanza ha mostrato alla vittima una attenzione ed una solidarietà mai sentita prima d'ora a Palermo.
La svolta sta nel non accettare sin dall'inizio le proposte della mafia: se un commerciante percorre la strada della legalità, si troverà accanto i migliori alleati, forze dell'ordine, magistratura, colleghi imprenditori, società civile.
Lei che è volontaria, essere impegnata in quest’associazione prende molto del suo tempo libero ?
La nostra associazione è composta da numerose persone, ognuna delle quali fornisce il proprio aiuto al raggiungimento degli obiettivi comuni. Non tutti possono fornire la stessa collaborazione in termini di impegno e ore, dal momento che questo dipende dalla vita di ognuno di noi.
Per alcuni, in particolare, è stato possibile coniugare l’impegno in Addiopizzo con la propria attività professionale, come accade per esempio ai ragazzi impegnati nel progetto di Addiopizzo Travel, una cooperativa nata all’interno dell’associazione come ulteriore declinazione della strategia del consumo critico contro il pizzo, applicata al settore del turismo, e che quindi mira a coniugare lo sforzo di Addiopizzo con un’attività economica e culturale.
Addiopizzo Travel offre ai viaggiatori la possibilità di conoscere le persone, i luoghi e le storie più significativi del movimento antimafia, mostrando il volto più autentico e genuino della Sicilia, al di là degli stereotipi e dei luoghi comuni, per restituire dignità e dare visibilità a un popolo che sta lottando per il cambiamento.
I fornitori a cui si appoggia Addiopizzo Travel non pagano il pizzo. Sono i titolari di alberghi, B&B, ristoranti, aziende agricole e agenzie di trasporti che hanno fatto una scelta coraggiosa di ribellione alla mafia. Alcuni di loro lavorano su terreni confiscati ai boss di Cosa nostra.
Chi viaggia con Addiopizzo Travel sceglie strutture ricettive certificate da Addiopizzo e tour al 100% pizzo-free. Sceglie di contribuire allo sviluppo di un circuito di economia pulita. Sceglie di sostenere con una donazione le realtà del volontariato impegnate in prima linea nel sociale. Sceglie di non lasciare nemmeno un centesimo alla mafia.
Parallelamente Addiopizzo Travel sostiene tramite donazioni le associazioni no profit impegnate nel sociale e coinvolte attivamente nei tour. Per maggiori informazioni, comunque è possibile visionare i due siti: www.addiopizzo.org e www.addiopizzotravel.it
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