giovedì 24 maggio 2018

Volontarius Onlus, Bolzano


articolo a cura di Arthur Dechilly



Nel 1998 alcune persone di Bolzano si riuniscono in un furgone per aiutare coloro che vivono nella strada, senza dimora, in condizioni difficili: nasce Volontarius. In vent’anni, l’associazione basata sui principi di solidarietà, di comunità e di uguaglianza, ha sviluppato le sue azioni per poter aiutare più persone possibili. L’organizzazione si occupa di tutte le persone a rischio di emarginazione o già emarginate dalla società: persone senza tetto, persone con disagi psichici, tossicodipendenti, persone che si prostituiscono e tanti altri casi ancora.

Il primo progetto dell’associazione si realizza nel 1999. Si tratta del progetto Oltre la Strada indirizzato ai senza tetto che mette in moto numerosi volontari che distribuiscono cibo a queste persone. Ma l’aiuto dato non finisce qui. Un centro diurno è aperto ogni giorno per almeno due ore, con lo scopo di offrire accoglienza e ascolto a cittadini italiani o comunitari gravemente emarginati. Un centro notturno accoglie chi è temporaneamente senza dimora. Esiste anche un centro di accoglienza per le emergenze durante l’inverno.

Tra gli emarginati, Volontarius porta un’attenzione particolare ai migranti e ai profughi. La migrazione è un fenomeno sociale che esiste da sempre. Volontarius si occupa di integrare nella società i migranti e i profughi, piuttosto che avanzare proproste irrealistiche e inumane come "aiutarli a casa loro". I volontari dell’associazione vanno ad accogliere i migranti che arrivano alla stazione di Bolzano e cercano di aiutarli ad integrarsi in Italia, in diversi modi:
      sensibilizzandoli alle norme di convivenza (salute, alimentazione, igiene);
      offrendo corsi di lingua italiana tenuti da sette insegnanti e da alcuni volontari;
      offrendo un servizio medico e infermieristico per tutte le persone del centro di accoglienza.

L’associazione lavora in collaborazione con tanti negozi e ristoranti per combattere lo spreco,: i Cacciatori di briciole, come amano chiamarsi, raccogliono i prodotti invenduti destinati ad essere buttati per ridistribuirli alle famiglie indigenti. Un magazzino viveri è aperto il primo, secondo, e terzo lunedì del mese, per distribuire alimenti alle famiglie del centro storico che sono in difficoltà.

Un altro gruppo al quale l’associazione offre aiuto sono le persone che si prostituiscono. Nel 2003, Volontarius comincia a combattere la tratta e lo sfruttamento con il progetto Alba. Se all’inizio il progetto riguardava unicamente lo sfruttamento sessuale, oggi si è esteso ad ogni tipo di sfruttamento lavorativo. Il compito dei volontari consiste nel creare un primo contatto con le persone in situazione di sfruttamento. Per esempio, inizialmente chi si prostituisce potrebbe rivolgersi ai volontari anche solo per chiedere un preservativo. In seguito, con il tempo, si costruisce un vero e proprio rapporto di fiducia.



Questa è l’idea di Volontarius. Non si tratta solo di dare un aiuto materiale, ma di offrire un sostegno morale. Attraverso questo aiuto dato alle persone emarginate, i volontari cercano di stabilire un rapporto umano e amichevole, per fare in modo che si sentano accettate. L’obiettivo è di accompagnare queste persone e aiutarle a sviluppare una consapevolezza di sé. ¨Per favorire questo sviluppo personale, l’associazione usa anche attività artistiche.


Nel 2012, un’equipe di volontari di Volontarius – di cui fa parte anche Luca De Marchi,  al quale abbiamo posto alcune domande riportate qui di seguito – apre la mostra 100 quadri in attesa di documenti che espone le opere di migranti ospiti nelle strutture Volontarius. Questo è solo un esempio di come si relizzi l’obiettivo principale dell’associazione: sviluppare la consapevolezza e la dignità delle persone che chiedono aiuto. Volontarius si pone questo obiettivo anche quando lavora nel mondo giovanile, soprattutto con gli adolescenti. L’adolescenza è un’età difficile e l’associazione cerca di aiutare chi affronta la solitudine di questo periodo, organizzando diverse attività nelle scuole. Per esempio, il progetto Murarte permette a dei giovani ragazzi di disporre legalmente di una parte di muro per creare dei graffiti. È questo quel che rende Volontarius differente dalle normali associazioni di aiuto sociale: Volontarius lavora per una maggiore consapevolezza personale, ed è proprio questo che fa la differenza.

Luca De Marchi, 22 anni, ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande per raccontarci la sua esperienza con Volontarius:

1) Come hai scoperto Volontarius e da quanto tempo ne fai parte?
Ho conosciuto Volontarius all’età di 17 anni, quando la mia classe è stata coinvolta in un progetto per conoscere la vita delle persone che vivono sulla strada. In quel periodo vivevo in Germania ma, una volta tornato, mi hanno raccontato di come quell’esperienza aveva cambiato la loro vita. Ho deciso di buttarmi e ho iniziato così a fare volontariato. Era il 1 maggio 2013.

2) Quali erano le tue motivazioni, le tue aspettative e le tue preoccupazioni prima di unirti all’associazione?
Non conoscevo il mondo della strada e in generale la vita delle persone che vivono in condizioni di difficoltà. Per questo avevo un po’ di timore. Mi ricordo la prima volta che sono stato al camper a distribuire la cena alle persone senza dimora, che ero rimasto un po’ spaventato dal fatto di vederne tantissime. La mia aspettativa di diventare più consapevole e di imparare a relazionarmi meglio con le persone che ho intorno però sono state assolutamente raggiunte. Sono diventato più aperto, positivo e ho approfondito la mia “spiritualità”.

3) Qual è il tuo ruolo nell’associazione? Hai un compito preciso o la tua posizione varia nei diversi progetti?
Negli anni ho cambiato alcuni ruoli. Come volontario ho lavorato sulla strada. Quando ho iniziato il servizio civile dopo la scuola invece mi sono occupato di un servizio di distribuzione di pacchi alimentari per famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Poi mi sono occupato di un servizio umanitario per profughi in transito alla stazione di Bolzano. Oggi e da due anni e mezzo sono un collaboratore dell’Associazione e mi occupo di gestirne la comunicazione interna ed esterna e in particolare di coordinare i percorsi di sensibilizzazione diretti a giovani e adulti per parlare insieme della vita di strada, delle migrazioni, della prostituzione, dello spreco alimentare.

4) Dopo questi anni con Volontarius, pensi che questo lavoro ti abbia cambiato? In che modo?
Sono una persona più consapevole di me stesso e del mondo che vivo. Ho imparato a gestire i momenti di stress e difficoltà e a esserci davvero quando una persona ha bisogno. Apprezzo molto più rispetto al passato lo sguardo, i gesti e il silenzio.

5) Secondo te, cosa rende questa associazione unica?
Il fatto che si tratta di un’associazione nata e cresciuta esclusivamente a Bolzano. Il che è anche una difficoltà, visto che non vive di fondi nazionali. Ma dà anche molta motivazione.

6) Quali sono i requisiti fondamentali per integrarsi in un’associazione come Volontarius?
Non ci sono requisiti, se non quello di essere pronti a cambiare e a sbattere la testa contro il mondo reale, che spesso delude e fa del male perché è ingiusto.

7) Sei mai stato messo alla prova personalmente ed emotivamente da un progetto?
In tutti i progetti in cui ho collaborato sono stato messo alla prova e tutte le volte ne sono uscito con delle consapevolezze nuove. In particolare dalla strada mi porto dietro la storia di alcune persone che ho seguito personalmente e che oggi, purtroppo, sono morte. Dal servizio di distribuzione pacchi alimentari mi porto dietro le numerose difficoltà che ho avuto nella relazione con le tantissime famiglie indigenti che si sono interfacciate al servizio. Dal servizio umanitario in stazione le migliaia di volti senza nome che ho incontrato. Dalle scuole le paure che ho avuto nell’interfacciarmi su tematiche così delicate con dei ragazzi giovani e spesso coetanei, ma anche le emozioni che ne sono derivate.

8) C’è mai stato un momento in cui hai pensato di smettere?
Come volontario, no. Come collaboratore, sì. Si tratta di un lavoro che porti spesso a casa e che ti cambia la vita perché diventa uno stile di vita. Ed è spesso faticoso, stancante e frustrante.

9) Puoi citare un’esperienza in particolare che ti ha colpito e/o motivato a continuare?
I riscontri che ricevo dai ragazzi delle scuole mi motivano ad andare avanti, perché sento che hanno sete di sapere e vogliono essere consapevoli del mondo in cui vivono e delle relazioni che hanno intorno e che, spesso, non valorizzano.

10) Come vedi il futuro della situazione migratoria verso l’Europa e in particolare verso l’Italia?
È un tema molto delicato e ci vorrebbero ore di riflessione per giungere a una conclusione. Ad ogni modo, il fenomeno denota il cambiamento di un’epoca. Il fatto che esistano 65,5 milioni di persone che si spostano nel mondo indica che il nostro mondo sta cambiando. Dobbiamo essere in grado di prevedere quello che succederà e, soprattutto, di lavorare per costruire un mondo nuovo, interculturale e con un profondo senso di umanità e giustizia.

11) Come vedi il ruolo di un’associazione come Volontarius in questo futuro?
Nel piccolo dell’Alto Adige Volontarius può portare cambiamenti lavorando per concretizzare questo futuro nella vita di tutti i giorni. Ciò coinvolge chi lavora o collabora con Volontarius e chi la incontra, persone richiedenti asilo, persone senza dimora, persone che studiano o lavorano, ecc.

12) Cosa consiglieresti ai giovani della nostra età che non sanno se impegnarsi in un lavoro di tipo sociale come il tuo?
Provare.

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