articolo a cura di Arthur Dechilly
Nel 1998 alcune persone di Bolzano
si riuniscono in un furgone per aiutare coloro che vivono nella strada, senza
dimora, in condizioni difficili: nasce Volontarius. In vent’anni,
l’associazione basata sui principi di solidarietà, di comunità e di uguaglianza,
ha sviluppato le sue azioni per poter aiutare più persone possibili.
L’organizzazione si occupa di tutte le persone a rischio di emarginazione o già
emarginate dalla società: persone senza tetto, persone con disagi psichici,
tossicodipendenti, persone che si prostituiscono e tanti altri casi ancora.
Il primo progetto dell’associazione si realizza nel 1999. Si
tratta del progetto Oltre la Strada indirizzato ai senza tetto che mette
in moto numerosi volontari che distribuiscono cibo a queste persone. Ma l’aiuto
dato non finisce qui. Un centro diurno è aperto ogni giorno per almeno due ore,
con lo scopo di offrire accoglienza e ascolto a cittadini italiani o comunitari
gravemente emarginati. Un centro notturno accoglie chi è temporaneamente senza
dimora. Esiste anche un centro di accoglienza per le emergenze durante
l’inverno.
Tra gli emarginati, Volontarius porta un’attenzione
particolare ai migranti e ai profughi. La migrazione è un fenomeno sociale che
esiste da sempre. Volontarius si occupa di integrare nella società i migranti e
i profughi, piuttosto che avanzare proproste irrealistiche e inumane come
"aiutarli a casa loro". I volontari dell’associazione vanno ad accogliere
i migranti che arrivano alla stazione di Bolzano e cercano di aiutarli ad
integrarsi in Italia, in diversi modi:
•
sensibilizzandoli alle
norme di convivenza (salute, alimentazione, igiene);
•
offrendo corsi di
lingua italiana tenuti da sette insegnanti e da alcuni volontari;
•
offrendo un servizio
medico e infermieristico per tutte le persone del centro di accoglienza.
L’associazione lavora in collaborazione con tanti negozi e ristoranti
per combattere lo spreco,: i Cacciatori
di briciole, come
amano chiamarsi, raccogliono i prodotti invenduti destinati ad essere buttati per
ridistribuirli alle famiglie indigenti. Un magazzino viveri è aperto il primo,
secondo, e terzo lunedì del mese, per distribuire alimenti alle famiglie del
centro storico che sono in difficoltà.
Un altro gruppo al quale l’associazione offre aiuto sono le
persone che si prostituiscono. Nel 2003, Volontarius comincia a combattere la
tratta e lo sfruttamento con il progetto Alba. Se all’inizio il progetto
riguardava unicamente lo sfruttamento sessuale, oggi si è esteso ad ogni tipo
di sfruttamento lavorativo. Il compito dei volontari consiste nel creare un
primo contatto con le persone in situazione di sfruttamento. Per esempio,
inizialmente chi si prostituisce potrebbe rivolgersi ai volontari anche solo
per chiedere un preservativo. In seguito, con il tempo, si costruisce un vero e
proprio rapporto di fiducia.
Questa è l’idea di Volontarius. Non si tratta solo di dare
un aiuto materiale, ma di offrire un sostegno morale. Attraverso questo aiuto
dato alle persone emarginate, i volontari cercano di stabilire un rapporto
umano e amichevole, per fare in modo che si sentano accettate. L’obiettivo è di
accompagnare queste persone e aiutarle a sviluppare una consapevolezza di sé.
¨Per favorire questo sviluppo personale, l’associazione usa anche attività
artistiche.
Nel 2012, un’equipe di volontari di Volontarius – di cui fa
parte anche Luca De Marchi, al quale abbiamo
posto alcune domande riportate qui di seguito – apre la mostra 100 quadri in attesa di documenti che espone
le opere di migranti ospiti nelle strutture Volontarius. Questo è solo un
esempio di come si relizzi l’obiettivo principale dell’associazione: sviluppare
la consapevolezza e la dignità delle persone che chiedono aiuto. Volontarius si
pone questo obiettivo anche quando lavora nel mondo giovanile, soprattutto con
gli adolescenti. L’adolescenza è un’età difficile e l’associazione cerca di
aiutare chi affronta la solitudine di questo periodo, organizzando diverse
attività nelle scuole. Per esempio, il progetto Murarte permette a dei
giovani ragazzi di disporre legalmente di una parte di muro per creare dei
graffiti. È questo quel che rende Volontarius differente dalle normali associazioni
di aiuto sociale: Volontarius lavora per una maggiore consapevolezza personale,
ed è proprio questo che fa la differenza.
Luca De Marchi, 22 anni, ha accettato di rispondere ad
alcune nostre domande per raccontarci la sua esperienza con Volontarius:
1) Come hai scoperto Volontarius e da quanto tempo ne fai parte?
Ho conosciuto Volontarius
all’età di 17 anni, quando la mia classe è stata coinvolta in un progetto per
conoscere la vita delle persone che vivono sulla strada. In quel periodo vivevo
in Germania ma, una volta tornato, mi hanno raccontato di come quell’esperienza
aveva cambiato la loro vita. Ho deciso di buttarmi e ho iniziato così a fare
volontariato. Era il 1 maggio 2013.
2) Quali erano le tue motivazioni, le tue aspettative e le
tue preoccupazioni prima di unirti all’associazione?
Non conoscevo il mondo della
strada e in generale la vita delle persone che vivono in condizioni di
difficoltà. Per questo avevo un po’ di timore. Mi ricordo la prima volta che
sono stato al camper a distribuire la cena alle persone senza dimora, che ero
rimasto un po’ spaventato dal fatto di vederne tantissime. La mia aspettativa
di diventare più consapevole e di imparare a relazionarmi meglio con le persone
che ho intorno però sono state assolutamente raggiunte. Sono diventato più
aperto, positivo e ho approfondito la mia “spiritualità”.
3) Qual è il tuo
ruolo nell’associazione? Hai un compito preciso o la tua posizione varia nei
diversi progetti?
Negli anni ho cambiato alcuni
ruoli. Come volontario ho lavorato sulla strada. Quando ho iniziato il servizio
civile dopo la scuola invece mi sono occupato di un servizio di distribuzione
di pacchi alimentari per famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Poi
mi sono occupato di un servizio umanitario per profughi in transito alla
stazione di Bolzano. Oggi e da due anni e mezzo sono un collaboratore
dell’Associazione e mi occupo di gestirne la comunicazione interna ed esterna e
in particolare di coordinare i percorsi di sensibilizzazione diretti a giovani
e adulti per parlare insieme della vita di strada, delle migrazioni, della prostituzione,
dello spreco alimentare.
4) Dopo questi anni con Volontarius, pensi che questo
lavoro ti abbia cambiato? In che modo?
Sono una persona più consapevole
di me stesso e del mondo che vivo. Ho imparato a gestire i momenti di stress e
difficoltà e a esserci davvero quando una persona ha bisogno. Apprezzo molto
più rispetto al passato lo sguardo, i gesti e il silenzio.
5) Secondo te, cosa rende questa associazione unica?
Il fatto che si tratta di
un’associazione nata e cresciuta esclusivamente a Bolzano. Il che è anche una
difficoltà, visto che non vive di fondi nazionali. Ma dà anche molta
motivazione.
6) Quali sono i requisiti fondamentali per integrarsi in
un’associazione come Volontarius?
Non ci sono requisiti, se non
quello di essere pronti a cambiare e a sbattere la testa contro il mondo reale,
che spesso delude e fa del male perché è ingiusto.
7) Sei mai stato messo alla prova personalmente ed
emotivamente da un progetto?
In tutti i progetti in cui ho
collaborato sono stato messo alla prova e tutte le volte ne sono uscito con
delle consapevolezze nuove. In particolare dalla strada mi porto dietro la
storia di alcune persone che ho seguito personalmente e che oggi, purtroppo,
sono morte. Dal servizio di distribuzione pacchi alimentari mi porto dietro le
numerose difficoltà che ho avuto nella relazione con le tantissime famiglie
indigenti che si sono interfacciate al servizio. Dal servizio umanitario in
stazione le migliaia di volti senza nome che ho incontrato. Dalle scuole le
paure che ho avuto nell’interfacciarmi su tematiche così delicate con dei
ragazzi giovani e spesso coetanei, ma anche le emozioni che ne sono derivate.
8) C’è mai stato un momento in cui hai pensato di smettere?
Come volontario, no. Come
collaboratore, sì. Si tratta di un lavoro che porti spesso a casa e che ti
cambia la vita perché diventa uno stile di vita. Ed è spesso faticoso,
stancante e frustrante.
9) Puoi citare un’esperienza in particolare che ti ha
colpito e/o motivato a continuare?
I riscontri che ricevo dai ragazzi
delle scuole mi motivano ad andare avanti, perché sento che hanno sete di
sapere e vogliono essere consapevoli del mondo in cui vivono e delle relazioni
che hanno intorno e che, spesso, non valorizzano.
10) Come vedi il futuro della situazione migratoria verso
l’Europa e in particolare verso l’Italia?
È un tema molto delicato e ci
vorrebbero ore di riflessione per giungere a una conclusione. Ad ogni modo, il
fenomeno denota il cambiamento di un’epoca. Il fatto che esistano 65,5 milioni
di persone che si spostano nel mondo indica che il nostro mondo sta cambiando.
Dobbiamo essere in grado di prevedere quello che succederà e, soprattutto, di
lavorare per costruire un mondo nuovo, interculturale e con un profondo senso
di umanità e giustizia.
11) Come vedi il ruolo di un’associazione come Volontarius
in questo futuro?
Nel piccolo dell’Alto Adige
Volontarius può portare cambiamenti lavorando per concretizzare questo futuro
nella vita di tutti i giorni. Ciò coinvolge chi lavora o collabora con
Volontarius e chi la incontra, persone richiedenti asilo, persone senza dimora,
persone che studiano o lavorano, ecc.
12) Cosa consiglieresti ai giovani della nostra età che non
sanno se impegnarsi in un lavoro di tipo sociale come il tuo?
Provare.
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